giovedì 26 febbraio 2015

Pensieri piccoli

È negli occhi del reclutatore che ti ha chiamato per una selezione che ti accorgi che il tuo percorso lavorativo - che consideravo abbastanza mediocre ed eterogeneo - desta un certo interesse.
E mentre cerchi brevemente di tessere i legami tra un'esperienza e l'altra, chiarificando il contesto ed ingarbugliando ancora di più le piste, ti accorgi che quel bagliore di interesse che si sta amplificando nella pupilla del tuo interloclutore non é più solo meraviglia, ma paura.
È in quelle frazioni di secondo che quelle sensazioni di sconfitta, ricerca, rivalsa - le stesse che ti hanno fatto licenziare spesso con dimissioni personali - riemergono intensamente e ti accorgi di come il gioco di potere tra la domanda e l'offerta teorizzata nella logica capitalista abbia in realtà un doppio senso. Se é vero che l'offerta ha altre candidature alla domanda di lavoro - e quindi di sussistenza in fin dei conti - é anche vero che la domanda ha altre porte a cui bussare per avere altre offerte. 
E farlo notare, spesso provoca cortocircuiti impensabili. 
Come far presente come un contratto precario abbia un doppio senso, nel caso la domanda trovi alternative d'offerte più allettanti e con prospettive più elevate.
È, poi, nel fatto che dopo il colloquio ti richiamino appena dopo 10 minuti e ti propongano un'offerta concreta che ci si accorge di come quella stilla di paura presente nello sguardo del reclutatore sia ancora presente, ma accompagnata da una dose di curiosità, quasi di sfida, perché tu non sei il miglior candidato per quel posto. 
Probabilmente sei il solo 
E la dose di pazzia é condivisa, tra chi procede secondo delle regole non condivise - e in questo modo é tangente a molte prospettive ed esperienze, é entrato in ambienti altrimenti preclusi, padroneggia quindi più codici - e chi - visionario - sa interpretare competenze, esperienze, personalità oltre le rigide statistiche di efficenza e preparazione, ma nell'ottica di uno sguardo che va oltre la realtà, nella ricerca di creare un team polivalente dove la forza non sia il singolo, ma l'insieme.
Olivetti la pensava in questi termini.
E questo rappacifica e fa ben sperare, ma dona anche la consapevolezza che probabilmente in vecchiaia tua figlia non vorrà che i tuoi nipotini vengano a giocare sulle tue ginocchia di vecchio, perché sa che racconteresti storie di poeti terribili, di passioni furiose, di visioni e atmosfere che si ama leggere, ma non vivere. Ma i bambini ti ameranno perché forse sentono che questo genere di cose sono quello che loro vivono nel loro presente e forse é questo che ci possono insegnare ad ogni età.
Qualche cosa resta. Forse anche solo la sensazione che l'orizzonte é una proporzione tra due elementi, uno immenso e l'altro alla notra altezza.
È bello ripeterlo ogni tanto.
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