lunedì 14 marzo 2011

Sgelo

Lentamente sulla terrazza la neve fonde e cede il posto ai detriti dell'autunno passato. La coltre morbida ed ondulata  degrada in forme arrotondate e giorno dopo giorno si riduce in blocchi di ghiaccio più ostinato, ma che nulla possono contro il progressivo aumento della temperatura. Per le strade, qua e là alla base degli alberi, brandelli di terra esausta dell'inverno e trasudante d'acqua sporca, intacca di pozze di colore smorto il bianchiccio dell'inverno, già contaminato dalle scorie della città. Ancora in attesa, gli umani si aggirano indaffarati per le vie, una nuova tensione nell'aria, un ultimo sforzo di resistenza.
Personalmente, ogni mattina, dopo il primo caffè, con la pala e l'energia rinnovata dal progressivo calore, intacco la coltre di ghiaccio per fare posto al colore, al calore, al rinnovamento che sento flebile vibrare nell'aria. Quasi sollevato, quasi riconfortato, che un altro inverno sembra essere alle spalle. Eppure, nel profondo delle fibre dell'essere, quel fondo di durezza che mi spingeva nel freddo siderale ad ammirare la crudezza del gelo, rimane inattaccabile, in attesa di tornare a danzare sulle lastre levigate delle prossime nevicate, di un futuro distante e ancora inaccessibile. Forse la crosta si fa più dura, forse la dimensione del freddo si fa più intima con il passare degli anni. E la stagione in mutamento, sembra che non sia che un colore nella tavolozza complessa e sfumata di un pianeta in rivoluzione costante, in una Natura ignota.

2 commenti:

  1. Ehi, Dan, ma non facevi la spola con i Caraibi d'inverno? Fatti sentire ed un bacio grande!

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  2. Tempi passati! Debbo trovarmi qualche altro escamotage per la sopravvivenza al freddo!Primo giorno di primavera e... nevica!
    Un abbraccio!

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