martedì 14 giugno 2011

Asiatici del quartiere

Abito in un quartiere popolare. Uno dei più malfamati fino a qualche tempo fa, ora in netta espansione e rinnovamento. Gente disoccupata, che si arrangia, case grandi e rattoppate, la polizia che svogliatamente fa la ronda di continuo. Non è raro, la sera, trovarsi a braccetto con qualche prostituta, tremante ed in astinenza di crack che ti chiede 20 $, in cambio di favori. Si trovano ancora preservativi usati sui marciapiedi ed in estate i vicini di giorno si sbraitano improperi dai balconi, di notte vagano ubriachi cantando tra un lampione e l'altro. Eppure al mattino, imbronciate ed assonnate, trovi alla fermata dell'autobus le ragazzine con la divisa del college, segno che comunque c'è voglia di fare. E non appena si scioglie l'inverno, le aiuole sui marciapiedi sono ben curate con fiori e insalata, qua e là, che da un tocco di vita.
Ci sono poi i depanneur, una sorta di negozietti che vendono un po' di tutto, aperti fino a tarda notte, alcuni - i più antichi - che non chiudono mai. Si compra birra, giornali, sigarette, una scatola di tonno, alcuni hanno anche latte e caffé, altri ti fanno dei sandwich, il vino meglio lasciarlo stare perchè di qualità infima, ma in certe sere ci sta.
Ad un angolo di strada da casa mia, una coppia vietnamita tiene un piccolo depanneur che si chiama "Beau soir". Sono giovani, parlano male francese e sbocconcellano l'inglese. Il loro negozio è pulito, in ordine, la radio trasmette musica classica e loro sono sempre sorridenti e gentili. Non mi hanno mai fregato sul resto, neanche pochi spiccioli. Al contrario di tanti, la domenica sono chiusi e nelle sere della settimana, più di una volta, ho trovato chiuso prima dell'orario indicato sulla porta a vetri, io che, affannato, cercavo una birra o una scatoletta di tonno o un barattolo di maionese.... Mi danno l'impressione di essere sereni, un giusto equilibrio tra una vita da piccoli commercianti e la loro vita personale. Li trovo anche belli insieme, molto innamorati. Se già io e la mia combriccola della vecchia Europa fatichiamo nel continente americano, immagino loro, il senso di estraniamento e sradicamento che possono provare mentre d'inverno spalano la neve sul marciapiede, mentre gestiscono i furtarelli degli studenti quindicenni della scuola dell'isolato.
Il villaggio globale è anche questo: una somma di differenze che vivono prossime, a pochi metri di distanza e restano inconoscibili, anche sul lungo periodo.

Nessun commento:

Posta un commento

Creative Commons License
This work by http://protus74.blogspot.ca/ is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 3.0 Unported License