lunedì 11 luglio 2011

Toni minori

Un articolo preso dal "Corriere della Sera" di qualche settimana fa: apparentemente le nuove generazioni non sono educate alla vita affettiva dei sentimenti. Da questo, una serie di problemi esistenziali, relazionali, affettivi, d'indipendenza e di dipendenza.
Mio malgrado, appartengo a questa generazione che spesso sento come "Customer Care Generetion" in opposizione alla "Generation X" da un testo di Copland, troppo americano per i miei gusti vecchia Europa; una parola posso spenderla quindi. Nessuno mi ha mai spiegato nulla in campo sentimentale. Ho imparato da solo, un po' di qua, un po' di là, spesso per vie traverse, molto in maniera esperienziale (e male). Se consideriamo il firmamento delle emozioni un universo di costellazioni, trovo che anche linguisticamente oggi si tralasciano molti astri minori. Sarà l'uniformità del "mi piace" di FB a portata di falange, sarà l'apatia generale e la stanchezza mentale che ci vietano di pensare per sistemi complessi. Ma voglio sottolineare come le sfumature d'attenzione, i clinamen sdruccioli dei toni minori, tutte questi mezzi toni rendono la tavolozza emotiva interessante, unica, preziosa, da scoprire. Toni minori: amarezza, nostalgia, malinconia, delicatezza, gentilezza, pazienza, umiltà, reticenza, pudore, imbarazzo, vaghezza, spensieratezza, costanza, simpatia, empatia, compassione, tenerezza...  Sfumature, complessità, che solo il tempo svela e frustra l'imperativo contemporaneo del tutto e subito. Coltivare relazioni sul lungo periodo, restare in contatto con persone che ci hanno accompagnato poco o molto nel nostro o loro percorso, questo può dare sensazioni impagabili, crediti di profondità con il respiro della vita.
Anni fa, nel periodo ruggente, tornati stanchi ed affamati da un viaggio pericoloso oltre i confini dell'Europa, intenti a bere un caffè finalmente decente nel cielo di Roma, con un amico ci trovammo a contare tutte le persone che avevamo incontrato durante gli ultimi dodici mesi: ne risultarono diverse centinaia. Di quanti di loro sono ancora in contatto oggi, ne posso contare i nomi su poche dita di una mano. Colpa mia, sicuramente, il bello della vita inattesa, l'angolo di strada che cela nuovi incroci, troppi indirizzi cambiati. Ma ho sempre mantenuto lo stesso numero di telefono e ho conservato gran parte degli indirizzi mail che si sono susseguiti nel tempo.
Toni minori, emozioni complesse, tempo, sfilacciamento dei contatti. Eppure siamo animali sociali, dipendiamo gli uni dagli altri, le facce che ci sono attorno non sono solo delle risorse necessarie, ma vite pulsanti, orizzonti sconosciuti, chiaroscuri misteriosi ed affascinanti. L'effimero che si tramuta in discorso, un pensiero laterale che sfocia nel centro, la periferia che assume contorni di verità alternativa e pregnante. Trovo che quello che è posto sotto i riflettori intorno a me, ha il sapore di poco, in confronto a questa armonia sottesa.

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