venerdì 4 febbraio 2011

Cristallizzazioni di movimento e quinta dimensione


Sollecitato dall'inedia della ricerca di un'occupazione, osservavo oggi un candelotto di ghiaccio che pende dalla tettoia di fronte alla finestra della mia lavanderia: il candelotto è tutto storto, in più punti e disegna un'improbabile S che scintilla nel freddo del pomeriggio nord-americano. Probabilmente, si è formato con differenti correnti d'aria, che giocano strani tiri nel rigirarsi furenti nell'angolo della terrazza. Il colpo d'occhio è assai singolare: da un lato i candelotti "normali" dritti, appuntiti ed immobili, al margine della tettoia questo sgorbio di ghiaccio che dondola, pencolante al filo da stendere un po' molle. Mi piace pensare che sia una cristallizzazione di movimento, non me ne vogliano gli scientifici se la semantica non è corretta.
Cristallizzazione di movimento è un ossimoro abbastanza evidente. Ma non bisogna intimorirsi, né ritrarsi inorriditi se la contraddizione sorge alla superficie del visibile anche sulla mia terrazza. Con un po' di allenamento ne possiamo cogliere molti esempi in ogni altro aspetto del nostro vissuto e, ultimamente sempre di più, riesco ad apprezzarne le involuzioni insolubili. Sì, perché la dicotomia tra positivo e negativo (in senso fisico, elettrico per capirci) e il suo declinarsi in ogni aspetto del nostro mondo fino ai recessi non così teorici della materia e dell'antimateria (seguo un po' trepidante la manipolazione dei 38 atomi d'antimateria d'idrogeno al Cern di Ginevra, la cosa in sé mi sconvolge, ma da piccolo non dormivo la notte pensando alle influenze gravitazionali dei pianeti...) è la dimensione del nostro esistere e il moto pendolare tra un polo ed il suo opposto, la cifra della nostra esistenza.
E la tridimensionalità? Sento già l'eco delle mie stesse domande.
La tridimensionalità è questo movimento pendolare tra un polo ed il suo opposto, una gravitazione, piuttosto, come il candelotto che in condizioni speciali (uniche?) cristallizza tutto storto e manifesta così l'unicità del suo essere in quel punto preciso (è sempre acqua in fondo, più o meno sporca, congelata, ma il fatto che sia gelata come una biscia trafitta lo rende ai miei occhi più "simpatica" come il diverso mi risulta epidermicamente più "simpatico" dell'uniforme).
E allora? Leggo negli occhi sgomenti di un annoiato surfer del web.
Ma è evidente che la cristallizzazione del movimento ci porta pindaricamente (ma nemmeno molto) a considerare l'astrazione della 5 dimensione. Ritorniamo al nostro ghiacciolo: se il cornicione è il punto d'inizio A e il pavimento il punto di fine B, tra A e B c'è uno spazio gestito, in assenza di vento, solo dalla forza di gravità che fa cadere la goccia da A a B in un certo tempo T. Ora, la goccia non arriva mai a B, perché durante T il clima terribile nord-americano (settimana scorsa abbiamo sperimentato temperature fino a - 40°) la congela istantaneamente e di qui la possibilità di candelotti a S in presenza di elementi di alterazione e, in questo caso, di vento. La 5 dimensione è intuitivamente rappresentata dal candelotto che arriva a terra, ma prodotto da una sola goccia o meglio dal sommarsi di tutti gli istanti e le possibilità di cristallizazione da gelo della goccia nel suo periplo da A a B. La 5 dimensione è l'insieme dei tempi T in tutte le sue possibilità della goccia di arrivare da A e B, sollecitata dalla forza di gravità e da tutti gli agenti atmosferici conseguenti (senza dimenticare la posizione particolare nell'angolo della terrazza e probabilmente anche la presenza non lontana del comignolo del vicino di sotto).
Nessun timore: io della teoria di Kaluza (mi pare il primo a parlare di penta dimensione in fisica, senza candelotti di ghiaccio ed in odore di eresia per la teoria quantistica) non ricordo granché, ho cambiato troppi professori di matematica per avere delle solide basi, la mia preparazione scientifica al di là della logica formale (e anche quella...) si riduce a qualche cosa molto simile agli algoritmi esplicitati nei libri di cucina, ma il concetto - creativo? - che mi affascina è la possibilità ed il suo limite con la realtà. Realtà che poi è sempre passato, mentre la possibilità è sempre sfuggente nel presente, e debordante nel tempo che non è ancora.
Questo chiaramente pone dei problemi di vita quotidiana che si confondono con un accidia inveterata o una mononucleosi galoppante. Invece è solo fascino della possibilità, ma una possibilità che nel suo "cristallizzarsi" in realtà ci determina, rendendoci o simili al cavatappi di ghiaccio appeso fuori alla mia finestra o altro ancora.
Le ricadute concrete del ghiacciolo della terrazza?
Per il momento o aspettiamo primavera, oppure formulatevele da voi!

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