lunedì 14 febbraio 2011

Disgusto

Questa notte non entrerò nel merito estetico del rapporto fisico tra la sensazione del rigetto e la realtà che la provoca. Non ci sono abbastanza parole per il posizionamento che la politica italiana provoca nello specchio della stampa internazionale, trasversalmente al contesto storico-sociale che stiamo attraversando, nell'intimo delle situazioni vive di ogni persona minimamente implicata nell'osservazione dei processi che ci circondano. 
Siamo già nel giorno dopo. 
Il 13 febbraio, vigilia di san Valentino, è stata una giornata che ha ripercussioni epocali nella storia del nostro paese. L'ho seguita mediaticamente, una rassegna stampa dei principali giornali, attendo qualche approfondimento dalle riviste geopolitiche e dagli analisti che seguo.
Disgusto è il titolo di questo post.
Disgusto è la prima sensazione di rivolta, di reazione, d'identificazione dell'altro, alla situazione che sembra essere la norma. Una protagonista di questa vicenda scriveva in una rubrica dedicata a lei, di nuovissima concezione, di fiabe e di desiderio di dialogo. Non c'è più dialogo con la sensazione di disgusto. Siamo uomini e donne, siamo emotività e azione, siamo terra e cielo. La sensazione di disgusto porta alla mancanza di diplomazia, l'orrore porta alla fuga, a sensazioni primitive, vere, vive. Di rigetto di una situazione che si è protratta già troppo a lungo.
Era qualche cosa che restava nella pelle, il presagio, il deposito nella memoria e nel sedimentato. La tolleranza è esaurita, i margini di dialogo sono stati spossati, non ci sono più.
Non è strumentalismo. E' un popolo che oggettivizza il disagio - ed è già eufemismo - di una presa di posizione unilaterale ed individuale che non si accetta. Si reagisce, si scende in piazza, e qualche cosa deve cambiare. E presto.
Per evitare frange estremiste, per evitare i gruppuscoli che non sono più di manipolati, ma che divengono manipolatori. L'estensione del domino della lotta, citando uno scrittore critico della società contemporanea. L'elastico troppo teso si allunga ancora, prima di spezzarsi.
Dignità, senso di appartenenza, memoria, assunzione di responsabilità. E umiltà. Umiltà nell'ascolto, nella presa di coscienza. Accettazione delle conseguenze.E tutti noi ne siamo partecipi. Che si voglia o no, siamo tutti presi nella manifestazione dello spettacolo. Nessuno escluso e ciascuno ha la sua parte.
Ovunque sia.

Nessun commento:

Posta un commento

Creative Commons License
This work by http://protus74.blogspot.ca/ is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 3.0 Unported License